Vendere online senza partita iva, storia di una leggenda utopistica.

Il realtà questa leggenda è sempre stata, un problema serio, solo che nella maggior parte dei mercatini, blog, negozi etsy, e gruppi Facebook si è sempre fatto orecchie da mercante.
Poi come fulmine a ciel sereno è arrivata la famosa email da etsy, dove comunicava che in futuro avrebbero potuto limitare le vendite sull’account se il venditore non avesse aggiornato con i dati fiscali per la vendita (partita IVA).
Subito seguì un fuggi fuggi, sui gruppi Facebook per chiedere come fosse possibile, e perchè etsy proprio ora si stesse svegliando a chiedere i dati fiscali ecc. Con il temuto risultato di scoprire che i negozi su etsy senza partita IVA (almeno in Italia), sono tutti abusivi!

Ma come è potuto succedere questo?

Ecco questa è una domanda al quale sto cercando una risposta da mesi, come è possibile che con la legge chiara senza nemmeno una scappatoia (fatta la legge trovato l’inganno cit.), si sia arrivato a questo punto?
La risposta non è nemmeno tanto scontata, di questo dobbiamo fare un analisi, prima di tutto la parola hobby, veniva utilizzata fino a circa 10-15 anni fà, per individuare un gruppo di persone che avesse la pratica del collezionismo, come ad esempio il collezionare i trenini, i modellini, i francobolli, oppure fare i lavori a maglia, oppure hobby per la pittura. Appunto Hobby! Ho hobby di fare questo, lo faccio nel tempo libero, ogni tanto regalo i miei pezzi ad amici e parenti, ogni tanto vendo per passa parole ecc.

Poi venne la crisi economica del 2008, è da li cambiò tutto.. Ancora ricordo di un servizio di una nota trasmissione televisiva, dove faceva vedere un padre di famiglia che aveva perso il lavoro, mettersi in proprio per vendere porta porta dei biscotti fatti in casa da lui, nella trasmissione faceva vedere tutta la sua storia fino ad arrivare alla vendita vera è propria, omettendo però la parte fiscale.. Oggi dopo anni me lo chiedo, la parte fiscale la hanno omessa perchè era una cosa scontata, oppure non era importante da dire? Mah i misteri!
Fatto rimane sta che da quel servizio sono nati i gruppi di cake design, di dolci fatti in casa e rivenduti attraverso gruppi Facebook, corsi online/offline, ebook, ecc. voi direte si ma cosa centra con noi? Aspettate che ci arrivo, devo raccontarvi l’eclatante per farvi capire il problema.
Il problema si chiama appunto normativa, la normativa infatti prevedente che per vendere prodotti alimentari devi seguire tutta una serie di requisiti, strutturali e fiscali che vi elencherò qui sotto in minima parte:

  • Requisiti personali e professionali per la vendita al dettaglio
  • avere frequentato con esito positivo un corso professionale per il commercio, la preparazione o la somministrazione degli alimenti, istituito o riconosciuto dalle regioni o dalle province autonome di Trento e di Bolzano;
  • avere prestato la propria opera, per almeno due anni, anche non continuativi, nel quinquennio precedente, presso imprese esercenti l’attività nel settore alimentare o nel settore della somministrazione di alimenti e bevande, in qualità di dipendente qualificato, addetto alla vendita o all’amministrazione o alla preparazione degli alimenti, o in qualità di socio lavoratore o, se trattasi di coniuge, parente o affine, entro il terzo grado, dell’imprenditore in qualità di coadiutore familiare, comprovata dalla iscrizione all’Istituto nazionale per la previdenza sociale;
  • essere in possesso di un diploma di scuola secondaria superiore o di laurea, anche triennale, o di altra scuola ad indirizzo professionale, almeno triennale, purche’ nel corso di studi siano previste materie attinenti al commercio, alla preparazione o alla somministrazione degli alimenti.

Oltre tutti i requisiti fiscali come appunto, partita IVA, SCIA ecc. Se volete approfondire la normativa qui trovate tutto

Quindi tornando a noi, come potete ben vendere solo per fare il cake design, si deve avere e rientrare in tutta una serie di normative complesse ed allucinanti, con il risultato che se si salta un passaggio o peggio non si fa tutta la trafila si va incontro a multe salatissime!
Ad oggi il cake design è una forma di hobbismo un pò abbandonata, vuoi perchè con il cibo non si scherza, vuoi perchè ad avvelenare qualcuno si rischia la galera direi che un pò di sale in zucca i veditori improvvisati alla fin fine lo hanno.

Tutto questo per dirvi, che non è che se trovate un corso su come fare i monili, allora voi potete rivenderli solo perchè tutti lo fanno e perchè basta un auto certificazione come OPI (operatore del proprio ingegno) allora potete omettere di avere la partita IVA. Assolutamente errato!

OPI la fake news

Cosa diavolo sono questi OPI – operatori del proprio ingegno? Provate a cercare su Google “normativa operatori del proprio ingegno”, non troverete nulla appare qualche sito di serie B dove se ne parla, l’unico documento ufficiale e quello del MISE, datato 2015, che trovate qui:
https://www.mise.gov.it/images/stories/impresa/consumatori/224879varie.pdf

Sul documento a pagina 1 trovate nel dettaglio scritto:
Stante l’assenza di una definizione univoca nell’ordinamento nazionale delle “opere
del proprio ingegno” riterrebbe che la disciplina sulla tutela del diritto d’autore prevista
dalla legge n. 643 del 1941, anche in conformità alla sentenza della Cassazione n. 5089 del
12 marzo 2004, possa essere di supporto per delineare quelle attività che sono escluse dalla
normativa sul commercio.
Secondo tale disciplina, la quale si riferisce non solo all’opera d’arte, ma anche alla
realizzazione dell’intelletto che abbia il requisito intrinseco del carattere creativo,
quest’ultimo inteso come novità in riferimento alle preesistenti creazioni, anche se di genere
diverso, ed originalità rispetto al contributo dell’autore, l’opera dell’ingegno dovrà essere
costituita esclusivamente da elementi di non facile riproducibilità in modo seriale e su larga
scala.

Avete capito? Non esiste nessuna regolamentazione di questo concetto di OPI, ed ancora andando avanti del documento scrive alla pagina 2:

L’articolo 4, comma 2, lettera h) del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114
stabilisce che lo stesso decreto non si applica “h) a chi venda o esponga per la vendita le
proprie opere d’arte, nonché quelle dell’ingegno a carattere creativo, comprese le proprie
pubblicazioni di natura scientifica od informativa, realizzate anche mediante supporto
informatico”.
E’ evidente, pertanto, che la normativa di settore non regolamenta queste vendite, né
reca alcun riferimento normativo atto a definire i limiti oltre i quali l’attività diventa
abituale.

Nell’allegato parere n. 154074 del 9-7-2012 la scrivente Direzione ha precisato di non
poter considerare come opera dell’ingegno creativo ogni attività che presenti i caratteri
dell’artigianato, anche artistico.

Ricapitolando, non c’è una normativa che regolamenta il concetto di OPI, se il prodotto realizzato presenta caratteri artigianali anche artistici non possono essere riferiti all’attività di OPI. E quindi cosa deve essere un OPI per essere tale? Un opi per essere tale deve realizzare prodotto tutti diversi, pezzi unici, realizzati con materiali trovati qua con elementi di non facile riproducibilità.
Quindi è impossibile? Esatto, almeno che non sei Caravaggio che disegnava senza mettere la traccia sotto, oppure un genio del riciclo creativo, sei a tutti gli effetti un artigiano e per tale vieni individuato.

Quindi tutti i negozi su etsy senza partita sono?

Abusivi! Se non si ha partita IVA, scia ecc. L’idea di occasionalità viene a mancare proprio perchè avete il negozio su etsy, come il blog o la pagina Facebook.

Per concludere l’articolo su come è nata questa dannata utopia, la risposta è chiara, un pò il seguire come le pecore senza porsi la domanda, un pò la disinformazione, la disoccupazione, un pò il classico mal costume italiano del non seguire le regole, eccoci qua a parlare di un utopia mai esistita! Anche un pò il menefreghismo dello stato stesso sul non controllare le attività online, si è arrivato non avere nemmeno una multa di settore pubblicizzata sui giornali, almeno fino ad ora.

ps. tanto sono sicuro che ci sarà il furbo che dirà, ancora non mi hanno fatto nulla, quindi se non mi hanno detto nulla vuole dire che sono in regola…